Sii regolare ed ordinato nella tua vita, cosi chè tu possa essere violento ed originale nel tuo lavoro. G.Flaubert

Ciò che tu guadagni che non serve alla vita tua è in man d'altri senza tuo grado. L. Da Vinci


mercoledì 8 febbraio 2012

BICICLETTA E NEVE


La neve, dove non è solita cadere, porta con se' un po' di magia. 

Calvino (Italo) in "Marcovaldo" del 1963,  descrive l'effetto della neve sulla città in modo magistrale, cogliendo nella descrizione gli aspetti emozionali dell' improvvisa novità che per qualche istante tramuta i luoghi e le abitudini di ogni giorno.
"Aguzzando lo sguardo, distinse, in mezzo al bianco, alcune linee quasi cancellate, che corrispondevano a quelle della vista abituale: le finestre e i tetti e i lampioni lì intorno, ma perdute sotto tutta la neve che c’era calata sopra nella notte.
- La neve! – gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita.  Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni, in uno spazio imbottito, non vibravano.
         Andò al lavoro a piedi; i tram erano fermi per la neve.  Per strada, aprendosi lui stesso la sua pista, si sentì libero come non s’era mai sentito.  Nelle vie cittadine ogni differenza tra marciapiedi e carreggiata era scomparsa, veicoli non ne potevano passare, e Marcovaldo, anche se affondava fino a mezza gamba ad ogni passo e si sentiva infiltrare la neve nelle calze, era diventato padrone di camminare in mezzo alla strada, di calpestare le aiuole, d’attraversare fuori delle linee prescritte, di avanzare a zig-zag.
          Le vie e i corsi s’aprivano sterminate e deserte come candide gole tra rocce di montagne.  La città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se nella notte l’avevano cambiata con un’altra?  Chissà se sotto quei
monticelli bianchi c’erano ancora le pompe della benzina, le edicole, le fermate dei tram o se non c’erano che sacchi e sacchi di neve?  Marcovaldo camminando sognava di perdersi in una città diversa: invece i suoi passi lo riportavano proprio al suo posto di lavoro di tutti i giorni, il solito magazzino e, varcata la soglia, il manovale stupì di ritrovarsi tra quelle mura sempre uguali, come se il cambiamento che aveva annullato il mondo di fuori avesse risparmiato solo la sua ditta...."

Avendo letto questo racconto da bambino, forse dopo la mitica nevicata del 1985 o forse con il ricordo di quest'ultima, l'attrazione per l'eterea bianca materia non si è mai sopita.
Non potevo non cogliere quindi l'occasione di una bella uscita in ciclocross di 40 km in mezzo ai boschi sopra Viareggio.

1 commento:

  1. GRANDEEEE!!! Nonostante le maestre avessero fatto di tutto per farcelo odiare, ho sempre adorato marcovaldo. e soprattutto questo racconto, con quello che credendo di entrare in auto finisce in una finta macchina fatta di neve. e poi andare a pedalare nella neve (peccato che nalla pianura milanese dove non si è sciolta sia diventata ghiaccio)

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